Da La Gazzetta del Mezzogiorno del 30 Agosto 2017
Da La Gazzetta del Mezzogiorno del 31 agosto 2017
Quando Silvia ha scritto a 7, abbiamo deciso di capirne di più. Perché è giusto essere cauti. I cosiddetti “movimenti del potenziale umano” sono tanti e diversi, da Scientology all’Ontopsicologia, da Soka Gakkai agli Umanisti. Noi abbiamo deciso di concentrarci sui gruppi che promettono, in poco tempo e a pagamento, potenziamento mentale e crescita personale: i più facili da confondere con normali corsi di automiglioramento. Perché non tutte le attività di questo tipo – sia chiaro – si basano su tecniche manipolatorie o hanno secondi fini. Silvia è un caso isolato? Pare di no. I “gruppi del miglioramento di sé”, secondo l’Osservatorio Nazionale Abusi Psicologici, sono circa 50 sui 1.700 “culti abusanti” esistenti in Italia, che vanno dai santoni locali alle grandi organizzazioni internazionali. Il Centro Studi Abusi Psicologici ci spiega che metà delle duemila segnalazioni ricevute nel 2017 arrivano da corsi di autostima, lettura veloce, autoguarigione. Don Aldo Buonaiuto, dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, ha fondato insieme alla Polizia Postale il Numero Verde Anti-Sette (800.228866). La sua stima: un terzo delle 2.500 persone con cui è venuto in contatto lo scorso anno viene da esperienze di questo tipo. Di sicuro, il fenomeno è vasto. Sono in tanti a dirci: «Ehi, ma io conosco una ragazza che ha fatto parte di un gruppo così…», «Un’amica di mia mamma ha fatto un corso di rilassamento, ha tirato fuori un mucchio di soldi, è diventata strana…».
Parliamo con Giacomo, un ragazzo di Roma. Aveva 22 anni quando s’è iscritto a “un corso per superare gli esami in fretta” – lo stesso di Silvia. «Ne avevo bisogno, ero indietro con la tabella di marcia e rischiavo di dover restituire la borsa di studio». Costo: 2.600 euro per un weekend. «Sarebbero diventati 1.400 se mi fossi iscritto subito. Ho firmato. Per pagarmi il corso ho lasciato la mia stanza in affitto e sono tornato a Salerno, dai miei. Un tutor mi ha convinto a collaborare: potevo accedere così liberamente a incontri settimanali, ma dovevo reclutare altri clienti. Ognuno valeva “una stellina”: dieci stelline, cioè 14mila euro procurati all’azienda, mi avrebbero dato accesso a un corso superiore. Mi hanno convinto a volantinare anche con l’influenza o sotto la pioggia battente, ma non ho mai raggiunto l’obiettivo. Troppo timido». Martina, 25 anni, torinese, era una studentessa senza apparenti problemi. Se non quello, racconta, «di essere sempre per tutti quella carina, in una famiglia di geniacci. Così mi sono iscritta al corso. Dalle tecniche di apprendimento si è passati a quelli che poi, studiando psicologia, ho riconosciuto come metodi psicoterapeutici: rilassamento profondo cui seguivano colloqui con un tutor. E tecniche tipiche della programmazione neurolinguistica, come il cosiddetto ancoraggio: associare una parola a un ricordo emotivamente forte. Tutti mi trattavano come fossi la loro migliore amica. Anche questa è una tecnica, e si chiama love bombing. Chi è scettico sul nuovo percorso, presto, ti appare come un nemico. Dopo un po’ ho litigato con mia mamma. Mi trovava diversa e io le ho detto: “Sei una succhiatrice di energia!”. Un’espressione che avevo appreso durante il corso».
Ci spiega Lorita Tinelli, una psicologa che nel 1999 ha fondato il già citato Centro Studi Abusi Psicologici: «Queste tecniche dovrebbero essere usate solo da professionisti. In questi gruppi invece diventano utili per convincere gli iscritti a fidarsi, offrire il proprio lavoro, reclutare altri membri paganti. Per il guadagno dei leader. Che è il vero scopo di queste associazioni». Tinelli è anche consulente della Associazione Italiana Vittime delle Sette. Creata nel 2016, è stata presentata in Senato il 21 giugno scorso. Quel giorno, a Roma, c’eravamo anche noi. Durante la tavola rotonda a Palazzo Madama è risultato subito chiaro che, alla radice del problema, c’è l’assenza di una legge. Il reato di plagio è stato abolito con una sentenza della Corte Costituzionale (9 aprile 1981, n. 96). «Il vuoto normativo è un ostacolo per avvocati e giudici», ha spiegato l’avvocato Annalisa Montanaro, consulente legale dell’associazione. Il confine tra la scelta consapevole di aderire a un gruppo e la coercizione psicologica, che può avvenire anche in un secondo momento, è infatti sottile.
Come capire la differenza tra un normale corso per il miglioramento personale e un gruppo che tende a manipolare gli iscritti? Qualche nome, in questa seconda categoria? Molti dei nostri interlocutori – stranamente – non intendono farne. «Non voglio segnalarvi alcuna associazione specifica», ci ferma don Aldo Buonaiuto . «Il nostro lavoro non è compiere vendette, ma alzare la consapevolezza. E aiutare le vittime, chiunque siano». Una psicoterapeuta si presenta su un forum come “esperta in exit counseling”: si propone d’aiutare, in sostanza, chi desidera uscire da un gruppo. Le abbiamo chiesto un’opinione su un gruppo particolare. Risponde via mail: «Sono in vacanza. E non parlo di questa associazione». Un nome, tuttavia, ritorna spesso nel forum, aperto a tutti, del Centro Studi sugli Abusi Psicologici (www.cesap.net/forum). Il nome è quello di Your Trainers Group, un’azienda che offre anche corsi di memoria e lettura veloce. Da qualche mese si chiama “Genio in 21 giorni”. Nel forum citato molti utenti – che si qualificano come ex allievi e familiari preoccupati – parlano di pressioni affinché facessero proselitismo; di tentativi di manipolazione; di difficoltà a recedere dall’iscrizione. Tra i creatori di “Genio in 21 giorni” c’è Massimo De Donno. Quando lo chiamiamo, risponde così.
Sul metodo dei corsi: «Lavoriamo molto sulla motivazione, oltre che sulle tecniche. Perché senza un metodo di studio personalizzato, le tecniche di apprendimento non bastano». Sul proselitismo: «Non siamo venditori di pentole. Nessuno è costretto a portare altri clienti, anzi non vogliamo che chi è scontento del corso ci rappresenti. Succede però spesso il contrario. Le persone che hanno frequentato il corso sono così contente che lo consigliano ai loro cari. Spontaneamente. Noi suggeriamo loro di farlo, ma niente di più». Sulla sensazione di essere stati manipolati. «Io non sono nella loro testa, non posso sapere perché si sentano così. Ma abbiamo 32 sedi in Italia e 5mila studenti all’anno. Come potremmo, se non ci occupassimo solo di ottenere i migliori risultati possibili? Solo pochi sono scontenti. Gli altri hanno giudizi positivi sull’esperienza, tanto che stiamo per pubblicare un libro che conterrà 613 testimonianze convinte ed entusiaste. Venite voi stesse a fare un corso, vedrete».
Noi, in realtà, ci siamo già iscritte: una lezione di prova nella sede di Milano. Per una sera, siamo Nicole e Alice, due impiegate che vogliono finalmente laurearsi, ma temono di non farcela. E non vogliono fare tanta fatica. I tutor sono gentilissimi, grandi sorrisi: vogliamo memorizzare una lista di 20 nomi in due minuti? Ecco, c’è un esercizio. «Non vogliamo dimostrare che si può imparare tutto a memoria» – il tutor anticipa le nostre obiezioni – «Ma studiando in modo diverso si stimolano aree del cervello nuove…». Tutto dipende dalla nostra motivazione, dalla nostra fiducia, dalla nostra disponibilità a imparare, ci spiega. E tanto basta. Quando, il giorno dopo, chiamiamo per dirgli che non ci iscriveremo, non insiste e ci augura buona fortuna. «L’eventuale aspetto manipolatorio dei gruppi di potenziamento personale o miglioramento professionale», ricorda la piscologa Tinelli, «può emergere gradualmente, man mano che si va avanti nei corsi». Lo schema dell’indottrinamento si ripete. La prima fase è quella, già descritta, del love bombing. Poi si instilla la convinzione che tutto quanto accade di positivo è da attribuire alle nuove pratiche, mentre il negativo è da imputare al vecchio stile di vita. «Può bastare un weekend», precisa Tinelli. «Ci sono tecniche immediate, che danno risultati già dopo una giornata. Nessuno punta pistole alla tempia. Per questo è così difficile difendersi». L’allarme arriva, di solito, da familiari, partner o amici. Come si può capire se una persona viene manipolata? Il primo indizio è il cambiamento improvviso e radicale: nel pensiero, nelle espressioni, nei modi. «Si adotta un linguaggio simile a quello dei propri maestri», spiega Tinelli, «Si usano termini tecnici, difficili da capire per chi è estraneo a certe pratiche. Spesso si arriva allo scontro, che poi giustifica l’uscita dalla famiglia, dalla coppia o dal gruppo di amici». Un consiglio per chi è vicino a qualcuno che appare in difficoltà? «Mettersi in ascolto. Non giudicare e non aggredire: potrebbe essere controproducente». Un ultimo consiglio: molte persone si sono liberate leggendo articoli come questo, dove si spiegano le tecniche utilizzate e si raccontano esperienze vissute. Il mondo della manipolazione mentale è opaco. Ma è possibile portare un po’ di luce. Noi, almeno, ci abbiamo provato.
NOCI (Bari) – Creduloneria, ignoranza e fascino del mistero i temi trattati nel corso dell’ultima puntata di “Bianco e Nero”, il programma televisivo in onda ogni domenica, su LA7, condotto da Luca Telese, in collaborazione con Francesca Lancini, giornalista e scrittrice. Nell’appuntamento di domenica 26 marzo è intervenuta, nel pool di esperti, la dott.ssa Lorita Tinelli, psicologa e co-fondatrice nonchè vicepresidente del CeSap (Centro Studi Abusi Psicologici) presso il quale presta ascolto e consulenza per l’aiuto alle vittime di controllo mentale e di abuso psicologico da parte di sette, sedicenti carismatici e gruppi a carattere totalitario.
Nel corso del dibattito hanno partecipato anche il giornalista e conduttore Giuseppe Cruciani, il prete e giornalista don Filippo di Giacomo e l’antropologa Amalia Signorelli.
Alla dott.ssa Tinelli è stato chiesto quale sia la pericolosità delle sette e delle organizzazioni sataniche. “Nel momento in cui un santone ti porta una terapia a taglia unica e cura depressione, ansia, mal d’amore, non avendo nessuna qualifica per farlo, diventa un pericolo alla persona.“ ha risposto l’esperta nocese, nonché assessore alla cultura del paese dei tre campanili. “Chi si rivolge a queste persone e crede in loro, vuol dire che ha una fragilità, che è in difficoltà”.
Fonte: https://www.noci24.it/cronaca/notizie-da-noci/15265-lorita-tinelli-ospite-di-bianco-e-nero-su-la7
Il Disturbo Antisociale di Personalità nei leader delle sette e l’induzione del Disturbo di Personalità Dipendente nei membri di un Culto
di John Burke, Ph.D. & Kaiser Permanente
Un certo numero di studi peer-reviewed, compresi gli studi di Martin, Langone, Dole, e Wiltrout, (1992); Tobias & Lalich, (1994); West & Martin, (1996); e Kent, (2004) riportano attualmente dei risultati, tratti da interviste cliniche con ex membri, che evidenziano vari atti e comportamenti antisociali da parte di alcuni leader di setta. Questi risultati nel dettaglio sottolineano esempi di maltrattamento, intimidazione psicologica e abusi fisici e sessuali dei membri del culto da parte dei leader di culto. Questi dati offrono prove per ipotizzare che alcuni leader di culto presentano caratteristiche che possono soddisfare i criteri del DSM-IV per l’ASPD.
Si ipotizza anche che i leader di culto possano essere meglio classificati con i criteri del disturbo di personalità narcisistico (NPD), piuttosto che dell’ASPD. Questa è un’ipotesi utile, che sarà discussa solo brevemente in questo articolo, ma che è stata ampiamente approfondita da questo autore in un articolo pubblicato nel 2007.
La posizione attuale di molti ricercatori nel campo degli studi della personalità è che se i criteri del DSM-IV sono utilizzati per la elaborazione di una potenziale diagnosi di disturbo di personalità, questa diagnosi è corretta a patto che i criteri siano pienamente rispettati per quel dato disturbo di personalità. Pertanto, se un leader di una setta assume un chiaro modello di atti antisociali, come definito dal DSM-IV-TR, il leader può essere opportunamente diagnosticato con criteri previsti per l’ASPD. Se questo modello di comportamento risponde inoltre ai criteri per una diagnosi aggiuntiva di NPD [Disturbo Narcisistico di Personalità], anche tale seconda diagnosi può essere fatta.
Per ulteriori analisi, il lettore interessato può far riferimento a “Il Carisma Profetico, la Psicologia delle personalità religiose rivoluzionarie” di Lean Oates (1997), per una discussione completa del rapporto tra l’emergenza del narcisismo e lo sviluppo di una organizzazione di personalità narcisistica in un determinato leader di una setta.
Anche se l’ipotesi di Oates è interessante e attraente, l’autore, a causa di una lunga esperienza di lavoro con le popolazioni criminali, non limita l’indagine della personalità emergente dei leader di un culto ad una ricerca della comparsa del narcisismo e del NPD. Piuttosto, considera la possibilità che alcuni leader di culto soddisfino anche i criteri minimi per la diagnosi del DSM-IV-TR di ASPD.
Molti autori che hanno scritto a proposito dei disturbi di personalità, hanno commentato i problemi diagnostici che insorgono con i criteri quando per esempio vi è la sovrapposizione di ASPD e NPD creando aree di intersezione. Nel campo di studio della personalità, tuttavia, se un dato individuo soddisfa i criteri per i due disturbi della personalità, la diagnosi appropriata è quella che li includa entrambi. A parziale sostegno della posizione dell’autore riguardo l’ipotesi che alcuni leader di culto possano soddisfare i criteri per ASPD, Oates riferisce che 3 su 20 dei capi di culto che aveva studiato erano attualmente in carcere, per una serie di reati gravi (Oakes, 1997, p . 8). Come commento cautelativo, tuttavia, vale la pena notare che possono presentarsi difficoltà nell’identificare antisocialità più sottili, così come ha riferito Millon nel seguente commento:
B. L’individuo ha almeno 18 anni di età.
Rispondono a questo criterio i Leader di culto adulti.
C. Ci sono prove di Disturbo della Condotta (vedi pag. 90), con esordio prima dei 15 anni.
I dati non sono attualmente disponibile per quanto riguarda la storia dell’infanzia per la maggior parte dei leader di setta.
D. L’insorgenza di comportamento antisociale non si verifica esclusivamente durante il decorso della schizofrenia o un episodio maniacale.
La maggior parte dei leader di setta non sono descritti in resoconti retrospettivi come affetti da schizofrenia o da episodi maniacali. (Nota: alcuni studi hanno rilevato che Joseph Smith forse fu affetto da disturbo bipolare negli anni successivi).
Racconti di testimoni oculari di ex membri sembrano suggerire che alcuni leader di culto soddisfano il criteri di ASPD del DSM-IV (2), “inganno …”, il criterio (6), “… il mancato … onorare gli obblighi finanziari. .. “, e il criterio (7),” la mancanza di rimorso … “, che fornisce la prova per una diagnosi di ASPD. Un minimo di tre criteri di ASPD deve essere presente prima di una poter considerare una diagnosi completa di ASPD. L’unico criterio non presente (a causa della mancanza di prove pro o contro) è “… la prova di Disturbo della Condotta con esordio prima dei 15 anni.”
Paul. (1975). The Greek New Testament. West Germany: American Bible Society.
Oakes, Len. (1997). Prophetic Charisma, The Psychology of Revolutionary Religious Personalities. Syracuse, New York: Syracuse University Press.
Samenow, S. (2002). Public seminar, Colorado Springs, Colorado.
Tobias, M., & Lalich, J. (1994). Captive Hearts, Captive Minds : Freedom and Recovery from Cults and Other Abusive Relationships. Alameda, CA: Hunter House.
West, L., & Martin, P. (1996). Pseudo-identity and the Treatment of Personality Change in Victims of Captivity and Cults. Cultic Studies Review, 13(2). pp. 125-152.
Yalom, I. (1995). The Theory and Practice of Group Psychotherapy, (4th Ed.). New York: Basic Books.
About the Author
John Burke, Ph.D., is a licensed psychologist who completed a post-doctoral residency at the Autism Spectrum Disorders Clinic, Kaiser Permanente, Health Management Organization of San Jose, California. He works as a psychologist at The New Life Treatment Center, a Christian-based licensed treatment facility in San Jose, California. He also serves as the United Presbyterian Pastor of the Bonny Doon Presbyterian Church of Santa Cruz, CA. He recently received his doctorate in clinical psychology with a dissertation entitled “Borderline Personality Disorder in Adult Males in Correctional Settings.” His clinical psychology Internship was in the Colorado Department of Corrections from 2002-2003. Previously, he has worked for the County of Santa Cruz Juvenile Probation Department as a Substance Abuse Counselor; he also served as a Board Member and Board Chair for many years on behalf of the New Life Community Services, Inc., a 33-bed, not-for-profit, social model, inpatient alcohol and chemical dependency treatment facility in Santa Cruz, CA. Dr. Burke previously taught at Bethany University in Scotts Valley, California as an Assistant Professor of Addiction Studies from 1993-2002. He is also the published author of Internet Databases with Cold Fusion 3, a book describing use of personal databases on the Internet published by McGraw-Hill and is a contributing author to Running the Perfect Web Server, 2nd. Ed., (MacMillan Publishing). He presently lives with his wife Barbara, and their three children, Peter, Sean, and Michella in Santa Cruz, California.
Cultic Studies Review, Vol. 5, No. 3, 2006, Pages 390-410
Articolo originario http://www.icsahome.com/articles/antisocial-personality-disorder-in-cult-burke-5-3
Traduzione di Lorita Tinelli
Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.
Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e che si specifichi la fonte
Oltre 300.000 colpiti da culti in Spagna
Professionisti, familiari ed ex membri discutono di questo fenomeno che non è solo religioso
Lo psicologo Miguel Perlado con Christopher, Enric e John a Barcellona
Il fenomeno delle sette mantiene una vecchia problematica, ma con un volto nuovo. Queste organizzazioni non sono più associate solo ad una componente religiosa, ma negli ultimi anni ci sono state sette legate alla pseudoterapia o al supporto pseudospirituale. “Il loro comportamento è simile: attraggono mediante un’esca” dice lo psicologo Miguel Perlado, presidente della Associazione Americana per la Ricerca sul maltrattamento psicologico (AIIAP) che in questi giorni ha organizzato la Prima Conferenza Nazionale per Professionisti, Famiglie ed ex membri di culti a Barcellona.
Questa è la prima volta che si tenta di discutere in modo plurale su come le sette influenzano le persone e il loro ambiente e quale aiuto questi ultimi possono ricevere dal loro ambiente. Perlado si rammarica che il governo “ha trascurato” questo problema quando in altri paesi europei come la Francia, ci sono leggi specifiche. “In Spagna il fenomeno è sminuito“, spiega lo psicologo, che ricorda che ci sono “gruppi religiosi legati al potere“.
A dispetto di questo, il principale ostacolo delle persone che hanno problemi con le sette è abituarsi ad essere se stessi, poiché lo soffrono come “un stigma” e “si vergognano per essere stati manipolati“, pur avendo istruzione o formazione, secondo quanto riferiscono due vittime, John e Christopher, che hanno portato la loro testimonianza diretta in questa conferenza. Hanno anche spiegato che alcune vittime mostrano “riluttanza ad andare da un terapeuta“, non solo a causa delle difficoltà di spiegare il proprio caso, ma anche perché molti [terapeuti, ndt] non sono ben formati su questi problemi.
In questo senso, la conferenza, cui hanno partecipato circa 130 persone, ha cercato di stabilire criteri comuni per la cura delle persone colpite, discutere di sette, creare una rete per “unire le forze” e migliorare la prevenzione verso i giovani, in quanto questi sono i più esposti ad “essere catturati“, come spiega Perlado e quindi “possono perdere il controllo della loro vita e finire isolati“. Un’altra sfida della conferenza è “rompere gli stereotipi delle sette“, perché non solo possono influenzare mediante le questioni religiose, ma anche tramite gruppi di terapie alternative o di crescita spirituale.
Le vittime concordano sul fatto che in questi circoli si procede lentamente per andare a cancellare la propria volontà, si viene incoraggiati a non pensare e a lavorare per il bene del gruppo. “Quando si rendono conto di avere il controllo assoluto su di voi, demonizzano tutto al di fuori, anche la tua famiglia“, spiega Enric, un altro ex membro di una setta. “Qualsiasi ambito può diventare una setta“, dice Perlado, riferendosi alle pratiche di alcune istituzioni o aziende per mantenere dentro i propri membri. Una caratteristica è la possibilità di isolare la persona. Più spesso entrano in conflitto con la famiglia colpita o con ambienti non strutturati, mediante una presenza dominante che tende ad ossessionare il controllo e annullare il resto.
Dei 200 gruppi settari che sono presenti in Spagna si stima che la metà è in Catalogna. L’AIIAP stima che il problema delle sette colpisce 0,8% della popolazione, il che significa più di 55.000 in Catalogna e 300.000 in Spagna.
John spiega di essere cresciuto nell’ambiente dei Testimoni di Geova e che dopo 28 anni ha avuto una “crisi di coscienza” quando vide un bambino morire a Barcellona dopo che i membri di questo gruppo avevano impedito che ricevesse una trasfusione, perché contraria al loro credo. Spiega che ha sofferto molto perché era da solo al di fuori della sua famiglia e non avrebbe avuto nessuna congregazione.
Christopher ha trascorso cinque anni in un gruppo di kinesiologia fino a che non è uscito grazie alla sua famiglia e ad un aiuto professionale. Da parte sua, Enric entrò attraverso un parente in una setta gnostica distruttiva e dopo 14 anni riuscì ad allontanarsi discretamente. Spiega che in quello tempo ebbe molti dubbi benché soffrisse, “una specie di inquisitore interno“, e li reprimeva per il bene della comunità, così come gli avevano insegnato.
Fonte: http://www.elmundo.es/cataluna/2015/03/06/54fa0a1dca4741ae6c8b4571.html
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Traduzione di Lorita Tinelli
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La scrittrice Taylor Stevens è cresciuta in una setta in cui percosse, fame e abusi sessuali erano eventi di tutti i giorni. Quaranta anni dopo, lei è riuscita a lasciare i ‘Bambini di Dio’ alle sue spalle?
By Julia Llewellyn Smith
La maggior parte dei bambini sarebbero lodati se scrivessero storie. Non Taylor Stevens. La quarantunenne Stevens, nata e cresciuta in un culto, allora conosciuto come i Bambini di Dio, i cui membri (il termine non piace a Stevens perché implica che essi abbiano fatto una scelta) vivono in comunità, di solito in squallida povertà, sopravvivendo di elemosina. I bambini erano spesso picchiati, affamati, separati dai loro genitori, a loro era negata l’istruzione ed erano abusati sessualmente.
La sporadica frequentazione della scuola da parte di Stevens si è conclusa per sempre quando aveva 12 anni, ma ella ha sempre avuto una predisposizione a raccontare storie. “Tutti gli intrattenimenti – musica, televisione, libri – erano vietati. Eravamo così annoiati, così ho iniziato ad inventare storie da raccontare agli altri ragazzi, quando eravamo seduti per ore nel retro di un furgone guidato per andare ad elemosinare in qualche parte “, ricorda. “L’immaginazione è stata il mio meccanismo di sopravvivenza“.
Quando aveva 15 anni, ha messo le mani su alcuni notebook e ha cominciato a scrivere racconti. “Sapevo che la mia scorta era limitata, così ho scritto molto piccolo, per inserire le parole in ogni linea il più possibile“. In poco tempo, però, sono stati scoperti ed i libri sono stati confiscati e bruciati.
“I leader mi hanno detto che ero una strega, piena di diavoli e di eseguire un esorcismo su di me. Mi hanno messo in una stanza per tre giorni senza cibo. Volevano che confessassi i miei peccati. Non sapevo cosa dire, così cominciavano a venir fuori tutti i dubbi circa il gruppo che io avessi mai avuto. Ho fatto strani rumori, perché ho pensato che era quello che volevano, ma mi stavo preoccupando: ‘Che cosa succede se sono i rumori sbagliati?’ ”
In seguito, Stevens è stata isolata dai suoi coetanei per mesi. “Pensavano che li avrei contaminati con il mio spirito maligno. Mi hanno fatto leggere la propaganda per tante ore e poi scrivere saggi su come mi stavano trasformando in una persona migliore. Ho fatto di tutto per renderli felici“. Lei ride. “Per ironia loro non volevano che io scrivessi racconti, ma quasi tutto quello che stavo dicendo di loro era finzione. E che mi hanno fornito le basi per quello che faccio oggi“.
Venticinque anni dopo, Stevens è una scrittrice di successo. Il suo primo romanzo, The informationist è stato nella top 10 nel New York Times, tradotto in 20 lingue ed è stato scelto da James (Titanic) Cameron. Altri due thriller, molto letti, sono stati pubblicati e altri due sono in cantiere.
E’ un voltafaccia straordinario per una donna che è scappata da sola dal culto all’età di 29 anni. Oggi, parlando con me dalla sua casa di Dallas, in Texas, lei sembra una normale mamma di periferia, interrotta durante la nostra conversazione da telefonate ad una delle sue due figlie adolescenti che torna inaspettatamente dall’uscita col cane che abbaia frenetico, e dalla scuola che chiede una inaspettata raccolta di qualcosa. Eppure Stevens è lontana da quello stereotipo: “Non mi riferisco ad essere una mamma PTA, cui tutta la tua vita è, ‘Oh, Susy ha fatto questo, e poi abbiamo fatto le tortine!‘” E aggiunge: “Non importa quanto essi mi amano, non importa quanto meravigliosi siano, la gente non può mai capire da dove vengo“.
Fondata da David Berg (noto anche come “King”, “David” o “Mosè”) in California nel 1968, il culto, oggi conosciuto come The Family o Family International, ha predicato l’apocalisse imminente e la rinuncia di tutti i beni personali.
L’amore libero è stato incoraggiato all’interno delle comuni (anche se la contraccezione era vietata) e Berg incoraggiava la “pesca amorosa”, cioè l’invio di membri di sesso femminile per reclutare nuovi membri e guadagnare denaro attraverso la prostituzione. Con il tempo Berg è morto, egli era ricercato dall’Interpol per incitamento ad abusi sessuali nei confronti dei bambini. Nel 2005, il figliastro ed erede apparente di Berg uccise la sua ex bambinaia e poi si uccise, lasciando un video in cui affermava che gli stesso era stato abusato da bambino e aggiungendo che la persona che voleva uccidere era sua madre – Karen Zerby, ancora leader della setta.
Grazie alla sua retorica anti-americana, il culto ha attirato molti hippies e manifestanti contro la guerra, come pure, Stevens dice, molti in fuga dalla legge. Nel corso della sua storia di 46 anni, si è vantato di aver avuto 35.000 membri, tra cui 13.000 bambini – oggi si sostiene che esso abbia circa 10.000 adepti. L’attrice Rose McGowan è nata nel culto, la sua famiglia ha deciso di lasciarlo quando i leader hanno iniziato a promuovere il sesso con i bambini, mentre la famiglia Phoenix, tra cui i fratelli dell’attore River e di Joaquin, ne sono stati membri per un periodo negli anni Settanta.
Il padre di Stevens si unì al culto nel 1969 all’età di 23 anni, sua madre nel 1970 quando aveva 18 anni. Il Leaders “li fece sposare”, perché, si sospettava, che entrambi fossero ebrei. “Dovreste chiedere loro perché hanno aderito. I miei genitori erano molto giovani, forse senza direzione e probabilmente furono avvicinati da una persona simpatica che disse loro: ‘Perché non venite a passare la notte‘, ella sostiene. Nel suo secondo romanzo, The Innocent, ambientato in un culto, un personaggio spiega il richiamo: “Portare se stessi dall’indipendenza a seguire il Profeta è stato un atto privo di responsabilità personale“.
Come parte del suo rifiuto della proprietà, il culto ha promosso una vita itinerante, in modo che da quando aveva sette anni, Stevens e i suoi quattro giovani fratelli hanno vissuto in roulotte, insieme ad altri membri, in cinque diversi stati degli USA e di tre paesi europei. Per un breve periodo, quando Berg rese le regole meno rigide, Stevens frequentò varie scuole tradizionali acquisendo una formazione di base e leggendo avidamente i libri di Nancy Drew della biblioteca, anche se lei non ha mai fatto amicizia con “estranei“. “Abbiamo condotto una doppia vita, dovevamo semplicemente non parlare di quello che accadeva. Sapevamo che eravamo gli eletti, superiori a loro, che essi era stati avvolti nei loro modi mondani“.
Quando aveva 12 anni, la famiglia si trasferì in Giappone e la sua educazione “e la mia innocenza” cessarono. In linea con la posizione anti-nucleare della famiglia del culto – ella fu allontanata dalla sua famiglia e inviata in varie Comuni in cui lei e gli altri adolescenti cucinavano, pulivano e si occupavano della custodia di centinaia di bambini. A un certo punto lei divideva una stanza delle dimensioni di un armadio con sei persone e un bagno con 20. “Hanno portato via i nostri migliori anni, è stato un lavoro minorile a tempo pieno“.
Inoltre era inviata regolarmente a chiedere l’elemosina, una volta trovandosi per le strade innevate di Osaka con soli sandali aperti. “L’accattonaggio mi metteva a disagio, odiavo la disonestà, chiedendo alla gente dei soldi per progetti umanitari, quando non avevamo tempo per nulla, tranne solo cercare di sopravvivere“.
Sognava di fuggire, ma – con spie ovunque – mai confidava la sua infelicità. In ogni caso, non aveva le competenze per navigare il mondo esterno. “Ero terrorizzata che Dio mi avrebbe uccisa“. Il culto leggeva ad alta voce regolarmente “Traumatic Testimonies” in cui i membri raccontavano storie dell’orrore sulla vita al di fuori. “Dicevano: ‘Si vede bene là fuori, ma credetemi sarei morto se non avessi trovato The Family‘” Quelli di fuori – per quanto hanno cercato di sfatare gli insegnamenti di Berg – venivano trattati con sospetto. “Non si poteva nemmeno iniziare a sentire quello che stavano cercando di dirci“.
Stevens andò in Messico, dove il culto stava organizzando la propria roccaforte più complessa ad oggi. “La leadership era veramente sadica. Erano lì per insegnare ai ribelli nord-americani come essere buoni membri della setta ed erano così abusanti. I bambini hanno subito l’orribile disciplina fisica per diverse infrazioni, non si trattava di una punizione, si trattava di martellare pioli quadrati nei fori rotondi. Tutta la mia vita è stata formata da livelli di terribilità, quindi tutto quello che potevo fare era tenere la testa bassa come al solito e solo ottenere attraverso di essa“.
Dopo la morte di Berg nel 1994, Stevens ha usato il suo sconvolgimento per cogliere la sua occasione per passare a una comune in Kenya, “così lontano ho potuto dimostrare ai leader di controllo che ero stata abbastanza spirituale“. Ha sposato un altro membro di culto e, nella speranza di aiutare realmente gli altri, piuttosto che mendicare, la coppia ha istituito una missione in Guinea Equatoriale, che ha una delle peggiori considerazioni dei diritti umani e dei livelli di povertà nel mondo.
“E’ stata la terra che il tempo ha dimenticato, come camminare attraverso le porte dell’inferno”, esclama Stevens. “E’ stato il luogo più inospitale in cui si potrebbe vivere: il clima, la cultura della paranoia. Abbiamo dovuto corrompere il governo per aiutare la gente. Nonostante questo, abbiamo costruito 3.000 banchi di scuola e portato 30 mila dollari di forniture mediche ed educative“.
Rafforzata da quel successo contro ogni probabilità, la coppia, ora con un bambino e un altro in arrivo, si trasferì in Germania. Suo marito ha trovato un posto di lavoro e sono stati in grado finalmente di lasciare il culto. “Non dimenticherò mai come mi sentivo euforica la prima mattina che mi sono svegliata nel nostro piccolo appartamento, finalmente libera dagli occhi che erano stati a guardare e a giudicare me tutta la vita“, dice. “Andare per negozi, prenotare la visita di un medico – tutte le cose ordinarie che la maggior parte degli adulti danno per scontato – erano così nuovi per me. Camminando per la strada da sola era straordinario, l’abbiamo sempre fatto in coppia, è stato come essere nudi. Avevo paura che Dio mi avrebbe colpito, ho sviluppato tutti i tipi di fobie. Ci è voluto molto tempo per adattarsi“.
La coppia (ora amichevolmente divorziata – “Nel contesto di culto, si pensa di conoscere qualcuno, perché si vive con lui a tempo pieno, ma si sa solo che il culto si aspetta come debba essere“) è arrivata negli Stati Uniti, dove ha continuato a vivere in condizioni di estrema povertà. Per fare denaro extra, Stevens ha cominciato ad acquistare i libri in vendite private per rivenderli su eBay. Avendo già letto “forse 15 romanzi” in Africa, è diventata un fan accanita dei romanzi di Robert Ludlum.
Rendendosi conto che lei aveva vissuto in luoghi altrettanto esotici come quelle raffigurate da Ludlum, decise, a 35 anni, di scrivere il proprio thriller ambientato nella bizzarra e terrificante Guinea Equatoriale. “La mia ortografia e la punteggiatura non erano molto precise, ma ho potuto mettere insieme delle parole” dice. A riprova di questo, subito dopo la valutazione esso è stato pubblicato, con enormi consensi, da una sconosciuta, come lei sostiene, che non solo aveva solo una istruzione primaria ma anche veniva accusata di aver inventato la storia passata per aumentare le vendite.
In realtà, anche se il suo background è il sogno di un pubblicista, Stevens era riluttante a soffermarsi su di esso troppo e inizialmente voleva ometterlo dalla sua biografia. “Avrei potuto inventare un passato per me“, dice. “Ma crescendo, abbiamo mentito al mondo esterno su di noi tutto il tempo e ho giurato che mai avrei avuto intenzione di farlo di nuovo“.
Si rifiuta di discutere i dettagli dell’abuso fisico o gli elementi sessuali del culto, in primo luogo per proteggere le proprie figlie, ma anche, come un personaggio spiega in The Innocent, perché mette in ombra le decine di altre umiliazioni che migliaia di bambini hanno sopportato. “C’è stato abuso sessuale … Ma questo è solo uno dei tanti piatti serviti al buffet della mia infanzia … Nessuno racconta l’estrema disciplina, o l’essere separati dalle nostre famiglie, o la privazione di istruzione, o la mancanza di cure mediche … Questo non è divertente abbastanza“.
E’ stato il suo desiderio di concentrarsi su questi altri orrori che l’ha portata a scrivere The Innocent? “Altre persone hanno strumentalizzato il fatto che ero vissuta in un culto per i propri ordini del giorno – vendere libri, mostrare che i culti sono dannosi – io però volevo solo far vedere cosa è stato davvero“, dice Stevens. “Ho voluto descrivere spassionatamente, senza rabbia, il sadismo che ho dovuto vivere dentro così come non c’è giustizia”
Oggi, i suoi genitori sono divorziati, e lei non ha alcun rapporto con il padre, anche perché continua a identificarsi con il culto, ma, dopo un po’ di rielaborazione, ha una “solida, capacità di amare” sua madre.
Le proprie figlie hanno portato completamente a casa da lei gli orrori della sua giovinezza. “Attraverso il confronto con la crescita e lo sviluppo dei miei figli … con quello che avevo sperimentato relativamente a quei tempi, ho afferrato i veri orrori di quello che avevo vissuto“, dice. “Non riesco a capire come così tanti genitori nel culto hanno potuto mettere da parte un potente istinto del genere“.
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Traduzione di Lorita Tinelli
Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.
Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e che si specifichi la fonte
Jefferson Hawkins ha pubblicato un altro libro su Scientology – e questo è basato sul lavoro che ha fatto qui all’Underground Bunker dalla sua serie sul sistema bizzarro di ‘etica’ di Scientology.
Egli ha aggiornato e aggiunto alla serie e ha raccolto tutto in un ebook che è disponibile su Amazon. Anche lui ci ha mandato la prefazione del libro, che proponiamo qui.
Jeff è una delle persone più sagge che abbiamo mai incontrato dal mondo di Scientology, e siamo fortunati ad avere il suo aiuto qui al Bunker. Speriamo che si prenderà il tempo di prendere in considerazione il download del suo libro
CLOSING MINDS
By Jefferson Hawkins
Prefazione
COME SCIENTOLOGY controlla i suoi membri? Come li convince ad evitare qualsiasi informazione negativa su Scientology? Come li convince a non esaminare le informazioni critiche su Internet, in TV o sulla stampa? Come li convince a evitare o disconnettersi del tutto dalle persone che sono critiche di Scientology – anche tra i loro amici, i loro familiari, o i loro genitori o figli? Tutto mentre insistentemente parlano di “migliorare la comunicazione” e “ricerca della verità“?
Come possono costringere persone intelligenti a vivere in una bolla di informazioni dove si crede solo a ciò che Scientology dice loro e che si rifiutano di guardare qualsiasi informazione critica?
Come fanno a convincere la gente comune a donare enormi quantità di denaro alla Chiesa, molto più di quello che possono permettersi? Come inducono il personale a lavorare lunghe e dure ore, sopportare privazioni e abusi, per poco o senza stipendio?
Sebbene questo libro sia stato scritto principalmente per gli Scientologist, ex scientologist e per le loro famiglie, esso può essere di interesse per chiunque sia curioso sull’argomento.
Si tratta di un’esplorazione di un corpo di informazioni che Scientology definisce “tecnologia di etica“. Tuttavia, ha poco a che fare con il tema dell’etica, come la maggior parte delle persone comprendono. Invece, esso si forma su un sistema molto sofisticato di controllo mentale.
Questo libro è il mio tentativo di decostruire tale sistema.
Sono stato uno Scientologist per più di 35 anni. Durante quel periodo, mi ho fatto parte del nucleo interno di Scientology, la Sea Organization paramilitare, ho percorso la mia strada attraverso i ranghi, e trascorso i miei ultimi quindici anni come scientologist presso la sede internazionale della Chiesa di San Jacinto, in California.
Ero un credente. Credevo a quello che la Chiesa mi diceva. Ho creduto alle bugie della Chiesa e alle invenzioni circa la propria dimensione e l’influenza, per il “bene superiore“. Ho seguito gli ordini. Ho continuato ad avere i miei dubbi e disaccordi tra me e me, non raccondandoli a nessuno, nemmeno a mia moglie. Ho sopportato anni di difficoltà, fisica e di abusi mentali alla base internazionale, tutto perché credevo che contribuivano ad un “scopo più alto“.
Ero stato indottrinato a credere che facendo ciò che mi è stato detto, seguendo gli ordini, rifiutandomi di ascoltare le critiche di Scientology e sopprimendo i miei dubbi, divenivo “etico“.
In definitiva, quando la dissonanza cognitiva è diventato troppa da poter essere sopportata, mi sono disilluso da Scientology e infine sono uscito nel 2005. Nel 2010 ho pubblicato un libro di memorie della mia esperienza in Scientology, sogni contraffatti, racconando l’abuso, le bugie e le frodi cui ho assistito.
Il mio recupero da Scientology è stato un lungo processo. Alcuni lo hanno paragonato allo sbucciare una cipolla. Dopo aver sbucciato fuori uno strato di indottrinamento, ti ritrovi altri livelli sottostanti. Ho raccontato il processo in un blog online chiamato Lasciando Scientology.
Eppure, anche dopo tutto questo, c’era ancora uno strato residuo, una domanda senza risposta. Come, nonostantei fallimenti di Scientology, nonostante i suoi maltrattamenti ai membri, nonostante le sue continue bugie, essa è riuscita a mantenere la fedeltà di persone comunque intelligenti. È vero, molti lasciano o hanno lasciato, ma ancora in qualche modo essa possiede la fedeltà di altre migliaia di persone.
Entro il 2010 ho cestinato, senza tante cerimonie, la maggior parte dei miei libri di Scientology. Tuttavia, ne avevo tenuto uno per ulteriori analisi: Introduzione all’Etica di Scientology.
Avevo provato da tempo che questo libro ha formato il nucleo di tecniche di manipolazione mentale di Scientology. Nella Sea Org chiunque passi fuori linea è costretto a ristudiare questo libro più e più volte, fino a che non lo si conosce praticamente a memoria. E’ il libro usato usato dall’organizzazione per valutare un membro che comincia a dubitare o fa domande su Scientology. E chiunque passi dalla linea in qualsiasi organizzazione Scientology è inviato all'”Etica”, che usa i principi di questo libro per rimetterlo di nuovo in linea. Pertanto, ho ipotizzato che Introduzione all’Etica di Scientology deve contenere i principi fondamentali del controllo mentale della “tecnologia” di Scientology.
E infatti è così.
Ho pubblicato la mia analisi del “Libro di Etica” di Scientology in una serie di articoli ospitato nel blog di Tony Ortega, The Underground Bunker. Sentivo che decostruire, raccogliere e analizzare l’Introduzione all’Etica di Scientology, capitolo per capitolo, avrebbe potuto essere non solo rivelatore di Scientologist ed degli ex-scientologist, ma avrebbe potuto anche dimostrare ai non scientologist com’è scattata esattamente come la trappola.
Dopo che gli articoli sono stati completati, ho deciso che questo argomento sarebbe stato di valore sufficiente per la pubblicazione di un libro, ampliando i saggi e consolidando la mia analisi in un’unica posizione.
Ho cercato di mantenere la terminologia e il gergo di Scientology al minimo, e definire questi termini in un contesto dove possibile.
Spero che questo libro sia utile agli ex-scientologist nel sollevamento dell’ultima “strato di cipolle“. E per coloro che non sono mai stati in Scientology, spero che fornisca una sbirciatina informativa dietro la tenda e una certa comprensione di come si comanda la fedeltà incondizionata della loro appartenenza.
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Fonte: http://tonyortega.org/2015/02/20/friday/
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Traduzione di Lorita Tinelli
Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.
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A cura di Lorita Tinelli