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Jon Atack: sulla cultura della spia in Scientology e su come gli ex membri devono imparare di nuovo il concetto di privacy

Jon Atack è l’autore di “A Piece of Blue Sky”, uno dei migliori libri scritti su L. Ron Hubbard e Scientology. Una nuova edizione del suo libro è attualmente in vendita, e da più di un anno il sabato egli ci aiuta a meglio comprendere  le leggende, i miti e i fatti contestati a Scientology,  che vengono analizzati e rielaborati in libri, articoli e soprattutto in Internet. Egli è stato così gentile da inviarci un nuovo post.

Jon_Atack nella foto Jon Atack

Jon, stavamo parlando l’altro giorno e uno di noi ha citato un ex membro  della chiesa che sembrava avere un momento difficile con i confini personali. Ci hai detto che questo era un prodotto di Scientology stessa, e ora siamo lieti di vedere che hai deciso di spiegarci meglio questo concetto.  Siamo tutt’orecchi.

JON: Sono rimasto scioccato quando ho ricevuto il mio primo “Knowledge Reports” [Rapporto per Conoscenza]. Ero stato coinvolto in Scientology da circa otto mesi e avevo appena finito di frequentare la mia quinta sessione di due ore di “libro-e-bottiglia” per un preclear riluttante. Questo “processo” indicato anche come “procedura di apertura  mediante duplicazione” consiste nel far spostare i poveri preclear tra due tavoli da gioco alle estremità di una stanza, e di chiedere loro di sollevare il libro su uno e la bottiglia sull’altro e di rispondere alle stesse domande su peso, colore o la temperatura, di volta in volta.

“Op pro da dup” (e sì, si pronuncia “ingannare”) è una delle procedure noiose dei cosiddetti “obiettivi”, perché è una forma di ipnosi. Si suppone di indurre “l’esteriorizzazione” – che di solito significa “depersonalizzazione” o la sensazione di essere al di fuori del proprio corpo. Io non ho mai incontrato qualcuno che sostenesse che essa avesse più di un senso; nessuno che aveva “percezione esterna”. Il suo significato psichiatrico – un aspetto di psicosi – è la “derealizzazione”, che può portare a un periodo di ospedalizzazione.

Dopo cinque sessioni di due ore, il mio preclear alla fine offrì una “cognizione” o realizzazione, dicendo che si sentiva come se fosse al di fuori del suo corpo, e con grande sollievo io lo  riportai al Scientology Franchise [Missione]. Più tardi, ho raccontato ad un amico della noia che avevo provato (sarei stato felice se avessi lasciato il mio corpo e se avessi viaggiato,  ovunque lasciandomi dietro il libro e la bottiglia). Egli non mi disse nulla, ma il giorno dopo mi fu consegnato un Rapporto per Conoscenza, dal quale emergeva che avevo denigrato la “Tecnologia”, ammettendo la mia noia.

In nove anni, ho ricevuto solo un altro Knowledge Report: su cui erano elencati una serie di criteri violati dalla dirigenza, un paio di settimane prima che io uscissi dal culto. Ho poi scoperto che questo metodo veniva impiegato dalla Gestapo, e che la gioventù hitleriana piegava i propri genitori attraverso tali rapporti. In effetti, la Gestapo non è mai stata in grado di tenere il passo con il torrente di rapporti che vi si  riversavano in essa, tale è la cattiveria creata da questo sistema. Hubbard creò la legge secondo cui chi non riusciva a fare la spia avrebbe ricevuto la stessa pena dell’autore del reato.

Come per tutti i comportamenti di Scientology, questo risolve facilmente e diventa immutabile, per questo  io lo definisco Knowledge Report Implant. Con l’avvento di Internet, molti ex-membri casualmente riportano conversazioni private. Questo impianto distrugge la normale etica sociale della privacy. Dal punto di vista di Hubbard, egli ha fornito un sistema di preallarme contro potenziali disertori. Non è mai stato pensato per il nostro bene.

Vaughn e Stacy Young mi hanno riferito di aver aspettato sette anni prima di dire all’altro di volersene andarsene. Erano spaventati di essere denunciati. So che c’è più di un caso in cui un coniuge ha avuto una tale relazione, con conseguenze disastrose.

La privacy è un diritto umano fondamentale, scritto nelle costituzioni e dichiarazioni di tutto il mondo. Se si desidera controllare le persone, questo è uno dei diritti che gli dev’essere tolto. Si tratta di una seconda natura tra gli Scientologist quella di negare la privacy, e recuperare la privacy e la concessione ad altri è fondamentale nel recupero da Scientology.

Mi è capitato più volte che ex membri violassero la mia fiducia, essi  pensano di poter condividere conversazioni o e-mail private, e, soprattutto, purtroppo, spesso fraintendono o esagerano i contenuti di queste. Mi permetto di suggerire che, se si desidera condividere una tale comunicazione, prima di condividerla, sarebbe utile assicurarsi con la persona che l’ha fatta di non stare violando la sua fiducia.

Il documentario Citizenfour mostra, con la fuga dei documenti della National Security Agency di Edward Snowden, fino a che punto le agenzie di intelligence statunitensi hanno violato il diritto internazionale e invaso la privacy. Un commentatore, J. Appelbaum, ha sostenuto questo punto: “Quello che la gente chiama la libertà e la autonomia,  noi  ora le chiamiamo ‘privacy’, e sosteniamo nello stesso respiro che la privacy è morta … Quando perdiamo la privacy, perdiamo l’agenzia, perdiamo la libertà si, perché non ci sentiamo più liberi di esprimere ciò che pensiamo”.

Che sia la NSA o OSA, la privacy è un diritto umano fondamentale, e dovremmo trattarlo come sacrosanto.

IL BUNKER: Grazie per questo, Jon. Ed ora ecco un video di voi da agosto scorso, parlando di “indebito condizionamento” in una conferenza a Londra …

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Fonte: http://tonyortega.org/2015/07/12/jon-atack-scientologys-snitching-culture-and-how-ex-members-must-relearn-the-notion-of-privacy/

Traduzione non professionale di Lorita Tinelli

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Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e  che si specifichi la fonte

 
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Pubblicato da su 13 luglio 2015 in Traduzioni

 

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A cura di Lorita Tinelli